letteratura

Giètz!, di Andrea Campanella e Hannes Pasqualini

Stampato su carta crema con colori virati di seppia, che aiutano gli occhi del lettore a cogliere il sapore retrò della storia, ricordando una pellicola consumata come un vecchio documentario in cui la finzione si unisce alle citazioni della musica italiana di quegli anni, Gietz! è una parabola di redenzione, la narrazione degli allori conquistati e delle repentine cadute di un ragazzo di provincia, provincia dove tutt’oggi fermentano i talenti musicali dello stivale. La storia è condotta per quadri veloci, quasi degli storyboard cinematografici, in cui Nico ha il tempo dilatato delle note afroamericane che incontrano le note tutte italiane di “Parlami d’amore Mariù”, ma anche il tempo ristretto e divoratore che, dalla piccola notorietà dei caffè liguri, lo porta ai luoghi “bene” della borghesia milanese dove la fama strangolatrice e una donna che lo ama, lo aiuta e lo strega lo trascinano lontano dagli affetti familiari, da Maria che resta paziente in attesa. La rincorsa rapida delle tavole crea, a volte, la stessa sensazione di urgenza del finale che si riscontra nella sceneggiatura, banalizzando alcuni aspetti che avrebbero meritato maggior approfondimento al fine di garantire alle tavole maggiore drammaticità.

Le nuvole bianche dei fumetti si contrappongono alle nuvole scure che provengono dalla tromba di Nico, colme di note, dense, che oltrepassano i confini dei riquadri angusti delle tavole. Bildungsroman a fumetti, Gietz! si conclude su un volo della Pan Am, nel 1964. Nico è una stella affermata, ha moglie, Maria, e figli. È tornato sui suoi passi, è tornato alla musica abbandonando i demoni che avvolgevano le note della sua tromba. Sui sedili dell’aereo Nico chiacchiera con gli idoli di una vita che ora ha a portata di mano.

L’happy end conclude questo romanzo grafico godibile nell’insieme per la cura dei riferimenti ai personaggi reali dell’epoca e per la scelta di disegni semplici. Proprio questa soluzione di semplicità, priva di orpelli e particolari in eccesso, sarebbe risultata più efficace se posta al servizio della trama, per garantire quella maggiore drammatizzazione alle scene che, come già evidenziato, risultano a momenti troppo frettolose.

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