Un viaggio forzato per il Vescovo di Orvieto, deportato perché non ha giurato fedeltà al demonio Bonaparte, e tormentato dalla passione per il sacerdote che lo accompagna in esilio, giovane e biondo più di un cherubino. Insieme a loro, uniti dal medesimo andare incontro a destini incerti, una fanciulla di campagna bella e innocente, a modo suo, decisa a raggiungere un fratello emigrato al nord. Un postiglione, tanto massiccio nell’aspetto quanto candido di animo. E un misterioso gendarme napoleonico a scortarli, che si rivelerà essere Giacomo Bonaparte, fratello ribelle dell’Imperatore, che ha preferito la via militare a quella comoda di corte.
Sullo sfondo, un’Italia alle prese con il nuovo ordine politico e sociale. Straziata dalla miseria, invasa dagli stranieri dominatori, popolata da un’umanità variegata: contadini e soldati, dame e cavalieri, conti, principesse, osti, prostitute e prelati. A ogni tappa, i viaggiatori si trovano catapultati in una realtà inedita per ambienti e persone. In situazioni fugaci quanto una sosta, ma che contribuiranno al compimento del Viaggio per eccellenza, quello dentro di loro: una volta giunti a destinazione, nessuno sarà uguale a quando è partito. Il Destino, vero protagonista del libro, un Destino risultanza della somma tra libero arbitrio e caso, avrà compiuto il giro completo di lancette, e ciascuno avrà trovato la sua strada.
Come spiega Giacomo stesso a chi gli chiede il perché della sua scelta: “Mi muove il caso e la ragione come succede a tutti uomini e donne ricchi e poveri intelligenti o stupidi buoni o malvagi, è accaduto anche a Napoleone, a te, io ho fatto le mie scelte, tu le tue, l’imperatore le sue, che c’è di tanto strano? ognuno di noi porta dentro di sé una propria verità, la trae dal caso e dalla ragione, mio fratello ha seguito la sua verità e sta cambiando il mondo, perché anch’io avrei dovuto accettarla? farla mia? no, sul palcoscenico sul quale recito voglio scriverla io la commedia”.
